Se la spesa pubblica italiana dovesse essere paragonata ad prodotto della storia potrebbe essere comparto all'Invicibile Armada, la famosa flotta che subì un'amara sconfitta nella guerra anglo-spagnola alla fine del XVII secolo. Una flotta creduta tanto potente quanto debole fu nella realtà anche se a conti fatti ancora si crede che fu solo mancata fortuna e cattivo a tempo a decretare gli esiti della storia, senza tenere conto degli aspetti tecnici e organizzativi.
La spesa pubblica italiana è un dipensioso insieme di elementi che si sono accumulati non solo in seguito a scelte politiche ma anche sindacali e sociali. Si pensi alle lotte dei sindacati negi anni '70 e alla nascita del sistema sanitario nazionale che per quanto innovativo e socialmente utile ha creato danni di non poco conto alle casse dello Stato. In seguito ad appesantire le casse dello stato furono, e lo sono ancora, gli alti tasso di interesse sul debito che l'Italia ha accumulato per le sue riforme, per combattere una inflazione ricorsiva e galoppante e per inentivare l'entrata di capitali esteri all'interno del nostro paese, con risultati anche qui alquanto discutibili.
Purtroppo scrivendo queste parole mi rendo conto che l'impostazione è notevolmente polemica anche se non vorrei esserlo, come dire... Le cose stanno così.
Per uscire da questa impasse non bisogna come molti tecnici credono guarare esclusivamente al settore privato invece si dovrebbe guardare anche ad altro, ad esempio dovrebbe essere razionalizzato il settore forse più importante della nostra economia che appartiene al terziario, ed è quello della pubblica amministrazione.
Qui il pagamento dei debiti, i tempi dei procedimenti, l'erogazione di finanziamenti avrebbero bisogno se non di una rivoluzione almeno di una innovazione. Basti pensare alle logiche con cui sono espletati i concorsi, ancora molto farraginosi e che non tengono conto dell'entrata dei giovani all'interno del mercato del lavoro. Nelle università si parla tanto di società di grandi società di consulenza, di settore STEM, di opportunità all'estero ma non alla nostra pubblica amministrazione e ciò non è un caso in quanto la stessa ascesa e lo sviluppo del settore dei servizi in ambito IT ha messo in crisi - e non di poco - sia economisti che studiosi della società in quanto le logiche di capitalizzazione, di sviluppo del business e gli stessi schemi concettuali di organizzare un'attività sono così veloci, flessibili e soggetti al cambiamento che male si prestano ad essere teorizzati.
Ciò che manca alla P.A amministrazione è uno spirito d'imprenditoria che non si realizza solamente in un mero aspetto economico, in quanto ovviamente a vaere prima di tutti sono gli interessi collettivi ma una visione lungimirante e di lungo periodo che sappia riconoscere quali siano gli ostacoli del futuro e così facendo prendersene carico. Sia chiaro che i modelli virtuosi ci sono, basterebbe quindi estendere il modello di quest'ultimi tenendo conto delle specificità del contesto.
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